Facevo la spola tra New York e l’Italia proprio perché non riuscivo a fermarmi. Dagli anni Sessanta ho avuto un lungo contratto con l’American Ballet Theatre, ho lavorato con coreografi come Cranko o Balanchine. E poi Londra, Parigi, Monaco. Nei soggiorni in Italia avrei potuto starmene a casa. No: io danzavo!
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